L’ignoranza al potere
di Adolfo Santoro - sabato 18 novembre 2023 ore 09:00
Il GialappasShow ha riproposto un vecchio episodio di un quiz televisivo, in cui tre concorrenti avrebbero dovuto rispondere alla domanda “(Quando) Adolf Hitler viene nominato cancelliere (?)” scegliendo tra quattro opzioni (1) 1933, 2) 1948, 3) 1964, 4) 1979). Incredibilmente i tre concorrenti hanno scelto, a turno, una delle ultime tre opzioni, come se la Germania avesse vinto la seconda guerra mondiale.
Per il Buddha del Dhammapada “C’è una macchia peggiore di tutte le macchie, − l'ignoranza è la peggiore macchia.”. Per Confucio “… è la notte della mente, ma una notte senza luna né stelle”. Per il Vangelo secondo Filippo: “… è per noi la madre dell’errore”. Per Esopo “Più piccola è la mente più grande è la presunzione”. José Saramago notava: “… si sta espandendo in modo terrificante”, così per Edoardo Boncinelli “… è la forma di conoscenza più diffusa”. Questo dilagare dell’ignoranza è favorita dall’effetto ‘Dunning-Kruger’, una distorsione cognitiva nella quale individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media; l’”effetto” può essere interpretato anche come una logica conseguenza del narcisismo, in cui manca la metacognizione, cioè la capacità di riflettere su se stesso come interagente con quanto accade. L’attitudine dell’uomo all’ignoranza è, dunque, amplificata dall’abitudine al blocco evolutivo nella giovanile “primavera di bellezza”: non si raggiunge così mai la saggezza della vecchiaia, che è il passaggio necessario per una vera rinascita. Si può così assistere allo strano connubio, proprio di tutti i fascismi, della superficiale mancanza d’esperienze con le vecchie ideologie del mondo patriarcale: il Grande Fratello che si rivela essere il Grande Padre, ancora più ottuso e oppressore.
Dietro tutto questo c’è la rimozione della paura, perché l’ignoranza ne è figlia (per Herman Melville “… è madre della paura”) ed è parente della disinformazione (per Carmelo Bene “L’abuso d'informazione dilata l’ignoranza con l’illusione di azzerarla”, per Papa Francesco “Stranamente, non abbiamo mai avuto più informazioni di adesso, ma continuiamo a non sapere che cosa succede”, per Marco Travaglio “Sono stanco di parlare con gli ignoranti”). L’ignoranza diventa pericolosa quando si trasforma in una rabbia senza fine (per Honoré de Balzac “…è la madre di tutti i crimini. Un crimine è, prima di ogni altra cosa una mancanza di ragionamento” e per Albert Camus “Il male che c’è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione”).
Compagna dell’ignoranza è la presunzione di sapere: per Socrate “Esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza…. E credere di sapere quello che non si sa non è veramente la più vergognosa forma di ignoranza?... È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.”; per l’educatore Amos Bronson Alcott (padre della scrittrice Louisa) “Essere ignoranti della propria ignoranza è la malattia dell’ignoranza”; per Alfred Whitehead “La morte della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’ignoranza dell’ignoranza”; per Henri Barbusse “…mette intorno ad ogni uomo un muro più sicuro di quello di una prigione”; per Emil Cioran “…è una condizione perfetta. Ed è comprensibile che chi ne gode non voglia uscirne”; per lo scrittore-grafico Jay Bylsma “…è un po’ come l’alcol: più se ne ha, meno si è in grado di vederne l’effetto su sé stessi”. Jonathan Safran Foer descrive con la consueta arguzia il fenomeno: “A questo punto, quasi tutti i trecento e passa cittadini dello shtetl (insediamento di etnie ebraiche in Europa) si radunarono per dibattere quella faccenda di cui non sapevano nulla. E meno un cittadino ne sapeva, più era granitico nelle sue argomentazioni. Niente di nuovo in questo.”.
Ipsos Mori, azienda inglese di ricerca sui trend globali, trova che da anni, tra i 14 Paesi esaminati, il primato dell’”Indice di Ignoranza” spetta agli italiani: ad esempio, nel rispondere a quale sia la percentuale di immigrati presenti nel nostro Paese sul totale della popolazione, gli Italiani hanno risposto mediamente il 30%, con un errore per eccesso di 23 punti percentuali!
Diceva Andrea Camilleri: “In Italia abbiamo due milioni di analfabeti totali, tredici milioni di semi-analfabeti (cioè sanno fare la loro firma, ma non capiscono ciò che leggono) e altri tredici milioni di analfabeti di riporto (cioè hanno perso l’uso della scrittura e della lettura); nel momento in cui questi analfabeti o semi-analfabeti si recano a votare su che cosa hanno basato le loro convinzioni? Sulla televisione! Ecco perché è, da parte del potere, assolutamente indispensabile che l’informazione sia univoca, sia indirizzata in un unico senso.”.
Il Popolo Sovrano italiano è, dunque, un popolo quasi del tutto ignorante, che dovrebbe eleggere, secondo la proposta del Premierato, il Presidente del Consiglio. È la normale evoluzione dell’ignoranza populista che ha distrutto gli “organi intermedi”: è il passaggio dalla “democrazia poco informata” alla “democrazia disinformata” ed, infine alla “tirannide” dell’”uomo solo al comando”. E non è che in altri Paesi la situazione sia migliore se si considera, ad esempio, l’ignoranza di Putin o dell’aspirante Presidente dell’Argentina, che fa i comizi con la motosega.
Questa “transumanza” delle greggi del Popolo Sovrano è stata facilitata, dagli anni ’80 in poi, da una serie di passaggi: a) dal neoliberismo sfrenato al capitalismo finanziario, b) dalla televisione ad internet ed, ora, all’intelligenza artificiale, c) dal lavoro al precariato. La disponibilità, sempre maggiore, di stratagemmi e mezzi di distrazione di massa ha fatto diventare l’ignoranza il vero ”oppio dei popoli”. “La nostra ignoranza è stata pianificata con grande sapienza”, scriveva lo scrittore argentino Raul Scalabrini Ortiz. Tracce di questa pianificazione si possono trovare già in uno scritto del 1773 di uno dei Rothschild: “La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere.”. E gli facevano eco, nel 1863, un altro Rothschild (“Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi”) e David Rockefeller: “Siamo riconoscenti al Washington Post ed al New York Times e alle testate giornalistiche i cui direttori hanno partecipato ai nostri incontri ed hanno rispettato la loro promessa di segretezza e discrezione per quasi 40 anni. Sarebbe stato impossibile per noi sviluppare un progetto per il mondo se fossimo stati nel mirino pubblico per tutto questo tempo. Ma adesso il mondo è più sofisticato e pronto a marciare verso un governo mondiale. La sovranità dell’elite intellettuale insieme a quella dei banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli scorsi… Siamo sull’orlo di una trasformazione globale. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la giusta crisi globale e le nazioni accetteranno il nuovo ordine mondiale.”.
L’ideologia dominante nello Stato immaginario di “Oceania”, uno dei tre paesi in cui è diviso il mondo nel romanzo “1984” di George Orwell, è il “Socing” (cioè, English Socialism, che è un modo di dire nazional-socialismo inglese). Chi aderisce al “Socing” deve credere ciecamente a tre slogan: a) “la guerra è pace”, b) “la libertà è schiavitù, c) “l’ignoranza è forza” (“ignorance is strenght”). Ma anche gli altri due Stati del mondo di Orwell hanno, a loro modo, le stesse credenze, per cui tutti e tre si impegnano in una guerra senza soluzione, perché l’unica soluzione sarebbe la pace, che, da sola, non rientra nei dogmi.
A questa ignoranza del Popolo Sovrano corrisponde, ovviamente, l’ignoranza dei politici: George Bernard Shaw ne era consapevole: “Non sa nulla e pensa di sapere tutto. Ciò indica chiaramente una propensione per la carriera politica”. Come dire “Dall’Uomo qualunque al Ministro qualunque”. E le chiacchiere dei politici ne sono un esempio: per Jean-Jacques Rousseau “Le persone che sanno poco sono solitamente dei grandi parlatori, mentre gli uomini che sanno molto dicono poco”. Certo, nessuno può raggiungere le vette di “Romolo e Remolo” di Silvio B., anche se l’ex Ministro della Pubblica Istruzione Maria Sella Gelmini (che parlò di un tunnel di neutrini tra i laboratori del Gran Sasso e il Cern di Ginevra) e l’ex Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (che parlò di un tunnel stradale in funzione al di sotto del Brennero) ci hanno provato.
Ma anche l’attuale governo non se la cava male! Basti pensare alle affermazioni della seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, che ignora che nella Costituzione Italiana è espressamente vietata la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista o a quelle del Presidente Meloni, che ignora che i 335 morti delle Fosse Ardeatine furono uccisi in quanto antifascisti. Ma l’ignoranza del Presidente, ben nascosta dagli slogan atavici ripetuti a pappardella, si è svelata in una situazione imprevista: nella telefonata ai due comici russi, ha ammesso di non conoscere Stepan Bandera, l’assassino razzista nazionalista filo-nazista assurto a eroe nazionale ucraino; si comprende allora che, nella telefonata, il Presidente confidi che l’unica ragione perché la guerra in Ucraina finisca è perché ha stufato.
Sempre George Orwell in “1984” scriveva a proposito delle menzogne della storia: “Se i fatti dicono il contrario, allora bisogna alterare i fatti. Così la storia si riscrive di continuo. Questa quotidiana falsificazione del passato, intrapresa e condotta dal Ministero della Verità, è necessaria alla stabilità del regime.”. In linea con ciò il Presidente ha urlato, da almeno sei anni a questa parte, che il “blocco navale” era la soluzione al problema dei migranti, anche se non basterebbero tutte le forze navali del mondo per fare il blocco navale nel Mediterraneo … ed anche l’accordo con l’Albania mostra una mente sovraeccitata, ma lontana dal rapporto col reale. Del resto, anche il populista Beppe Grillo, che in origine intendeva contrastare i flussi migratori, si è accorto (meglio tardi che mai!), all’interno dell’ultima esibizione “comica” in televisione, che l’Italia ha bisogno dei migranti, perché, senza i giovani che lavorino, il sistema pensionistico (e il sistema Italia) rischia il collasso. Ma perfino “X-files” (“Proclamata con risolutezza, l’ignoranza diventa accettabile quanto la verità”) e Paulo Coelho (“L’ignoranza si misura dalla quantità d’insulti quando non si hanno argomenti per difendere le proprie idee e azioni”) possono aiutarci a comprendere l’ottusità degli arrabbiati… Viene da chiedersi: ma, se costoro (i politici intendo) non sono riusciti a tener unita una famiglia e ad educare i figli al rispetto per le donne e per la vita, come possono proporsi a guida di un Paese? Possono solo sistemare figli, parenti e amici degli amici nei posti di comando, mentre tutti gli altri sono condannati alla povertà! Hanno bisogno che gli altri siano poveri!
Ignoranza e povertà sono, infatti, i pre-requisiti del fascismo. Friedrich Nietzsche in “Considerazioni inattuali” scriveva: “Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell'attimo e perciò né triste né annoiato... L’uomo chiese una volta all’animale: "Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?" L’animale voleva rispondere e dire: "Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire" – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque …”. Per definirsi, dunque, l’uomo del gregge ha bisogno dell’identità che gli è data dall’appartenere al gregge, al gruppo di tifosi, al fascio, mentre l’uomo libero dipende dall’etica vitale e da nessuna ideologia.
La liberazione dall’ignoranza apre perciò la via al liberarsi dalla paura, dalle armi e dal fascismo.
Per l’editore Giuseppe Laterza “In Italia ci sono molti ignoranti in Parlamento, e anche nei Consigli d’Amministrazione, nelle professioni. Questo porta alla disoccupazione giovanile, alla corruzione, all’illegalità. E i politici continuano a guardarsi le scarpe, a pensare giorno per giorno “Come arraffiamo qualche voto?”. Se per anni e anni non si investe né nella scuola, né nella ricerca, né nella cultura, è ovvio che il risultato è questo e che il Paese non è moderno, non è civile. La cultura non è solo musei, libri, televisione; la cultura è raccolta differenziata, vuol dire essere cittadini più consapevoli … una “vera” classe dirigente” risponde ad un insieme di cittadini; questi rispondono ognuno al suo piccolo elettorato … una “vera classe dirigente” dovrebbe avere due caratteristiche: dovrebbe avere una curiosità verso il mondo e dovrebbe voler fare le cose con gli altri, dovrebbe avere un forte spirito di comunità…”.
È, dunque, una questione di “educazione”, come ricorda Vinicio Capossela in “La cattiva educazione”: “Son stati i padri, è stato il sacrificio/ Son stati i rifiuti a cui non si è educati/ È stata la cattiva educazione/ Che non ha mai insegnato l’emozione…/ Che procede di generazione in generazione”.
Ma quale speranza può esserci da una scuola che istruisce e non educa, che prepara, cioè, alla povertà (intellettuale e materiale)?
Adolfo Santoro