Confini diventano muri
di Tito Barbini - domenica 01 gennaio 2017 ore 10:45
Un anno triste quello che si sta lasciando alle spalle la nostra vecchia Europa. Grandi crisi sono andate via via crescendo : il terrorismo stragista che colpisce ormai sempre più frequentemente nel cuore dell’Europa, l’ondata migratoria dai paesi della guerra e della miseria, la crisi dell’economia con la crescita - se crescita c’è – che fatica a presentarsi nel vecchio continente e ancor più drammatica nel nostro Paese con milioni di giovani senza lavoro e futuro.
Basterebbe una di queste crisi per sentirsi impotenti e per deprimersi: figurarsi le tre insieme. Hanno però un denominatore comune - nessuna di esse potrà trovare risposta in un solo paese nell’anno che si apre, per quanto forte, illuminato e capace di reagire - ma proprio questo aspetto complica di più le cose. Sono il risultato di un mondo bravo a globalizzare i problemi, non le soluzioni. E poi c’è l’immobilismo delle sinistre europee di fronte a processi che si potevano mettere in conto, quali l’internazionalizzazione dei sistemi d’impresa, la dislocazione dei capitali, la riconfigurazione dei mercati, la precarizzazione del lavoro, e che metteranno alla prova i sistemi di tutela delle organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori.
Per non parlare dell’onda migratoria dal Sud del mondo, di questo nostro Mediterraneo che è insieme speranza e bara di milioni di vite. Anche questo prevedibile, certo. Ma come faremo fronte a tutto questo? Inseguendo il populismo viscerale di tanta destra? Una crisi, certo, che ha a che vedere con i confini che solcano il nostro pianeta. Confini che spesso diventano muri, più o meno invisibili, capaci di separare anche le sponde di un mare che è stato di tutti. Confini che, è ovvio, a volte attraversano anche le persone: e così frantumano comunità, sciolgono affetti, separano il cuore dalla ragione, rendono tutti più esposti alla cecità della paura, alle tentazioni della xenofobia.
La cronaca di questa estate comprende anche un bambino kamikaze, con la cintura imbottita di esplosivo sotto la maglietta di Messi; una strage a un matrimonio curdo e bombe su un ospedale in Siria; un razzo da Gaza in Israele e diversi attacchi aerei da Israele a Gaza; alcuni minorenni egiziani aggrediti con mazze da baseball in Italia. Ah sì, per inciso, anche la Corea del Nord che minaccia una reazione nucleare su Seul e Washington, però su questa glissiamo, tanto sono vicende lontane.
Ed ecco arrivare la Turchia con il suo carico di incertezze e inquietudini sul futuro dell’Europa. A metà Gennaio, con Paolo Ciampi usciamo con un altro libro scritto a quattro mani. Si chiama I sogni vogliono emigrare, e abbiamo deciso di lavorarci sopra sulla scia di tanti terribili fatti dell’ultimo anno - da Parigi a Nizza, dalla Siria alla Turchia, a Berlino e alle infinite stragi dei barconi - e al cospetto di muri che sempre di più si stanno alzando ovunque. E’ un libro in cui - da viaggiatori quali siamo - parliamo di un mondo che ci sembra più stretto, di confini che a volte sono di filo spinato e a volte sono liquidi come il Mediterraneo, di idee, viaggi e possibilità per il futuro.
Tito Barbini