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Attualità lunedì 01 marzo 2021 ore 08:45

"Vicini alle donne sacrificate nella pandemia"

mimosa

L'associazione mutilati e invalidi del lavoro guarda all'8 marzo col pensiero alle disparità di genere sul lavoro acuite con l'avvento del Covid



PISTOIA — "A causa della pandemia le condizioni delle donne nel mondo del lavoro è fortemente peggiorata, la crisi occupazionale vede le lavoratrici più sacrificabili e più sacrificate. E’ la storia che si ripete, quando si tratta di decidere, nelle aziende come nelle famiglie degli italiani, all’interno delle coppie, chi deve restare a casa e prendersi cura dei figli e delle persone con disabilità, non ci sono dubbi, le donne sono le prime ad essere sacrificate. Eppure, proprio le donne al dilagare del virus Sars Covid-19 sono state quelle che più degli uomini hanno saputo resistergli e superarlo": la riflessione arriva da Anmil, l'associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, per bocca del suo presidente pistoiese Alessandro Grassini.

Quest’anno Anmil, in vista della festa della donna l'8 marzo prossimo, vuole rendere omaggio alle donne che hanno continuato a lavorare "in prima linea per la sconfitta di questa pandemia, una malattia che, nel 2020, ha colpito in totale nel nostro paese 131.000 lavoratori, di cui 91.000 donne (70%) e 40.000 uomini (30%) e ne sono decedute 423, di cui 71 donne (17%) e 352 uomini".

Grassini ricorda la storia della ricorrenza, che ha origini dalle battaglie politiche e di emancipazione sociale dei primi anni del 900 e in particolare nella tragedia avvenuta nel 1911 a New York in una fabbrica tessile in cui si sviluppò un incendio da cui morirono 146 persone, prevalentemente donne. "Parlare di 'festa', per l’origine simbolica, è oltremodo improprio - sottolinea Anmil - perfino fuorviante". 

In Italia, nel settembre 1944, per iniziativa di tutte le donne antifasciste venne presa l’iniziativa di celebrare l’8 Marzo come la prima giornata della donna nelle città liberate dal fascismo. Anmil, afferma l'associazione, rivendica a pieno titolo questa ricorrenza "perché, nonostante siano passati 113 anni da quella tragedia istituita a simbolo, in molti paesi la situazione di lavoro non risulta essere cambiata poi tanto".

"Scontiamo un ritardo educativo e culturale in cui il ruolo della donna non è visto come paritetico rispetto all’uomo. Lo dimostrano le differenze occupazionali e retributive, la mancata valorizzazione del ruolo femminile sia nelle responsabilità politiche e lavorative che in seno alle famiglie, a cominciare dai ruoli prevalentemente da esse svolte nei contesti in cui si è a contatto con disabilità e non autosufficienza, professionali. Il nostro auspicio - conclude Animil Pistoia - è che il piano vaccinale venga esteso il più possibile ed al più presto e che si possa tornare ad una vita sociale normale. L’esperienza terribile che ancora adesso condiziona il nostro agire deve altresì indirizzare il pensiero verso un cambiamento della società in cui la donna deve avere un ruolo paritetico e valorizzato". 


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