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MedOr “Italia e Mediterraneo ruolo chiave per dialogo e cooperazione”

PALERMO (ITALPRESS) – “Due guerre – una nel cuore dell’Europa, l’altra nel Mediterraneo – sono chiari segnali della fine del vecchio ordine mondiale. Per raggiungere una pace stabile e duratura, è necessario costruire un nuovo ordine, e senza ilSud questo non sarà mai possibile. In un momento in cui l’hard power sembra prevalere, c’è un […]



PALERMO (ITALPRESS) – “Due guerre – una nel cuore dell’Europa, l’altra nel Mediterraneo – sono chiari segnali della fine del vecchio ordine mondiale. Per raggiungere una pace stabile e duratura, è necessario costruire un nuovo ordine, e senza ilSud questo non sarà mai possibile. In un momento in cui l’hard power sembra prevalere, c’è un crescente bisogno di attori dotati di efficace soft power. MedOr si propone come una piattaforma di questo tipo, promuovendo il dialogo e la cooperazione in un mondo troppo spesso dominato dalla logica del più forte”. Lo sottolinea l’International Board della MedOr Italian Foundation, nel documento sulla seconda riunione che si è svolta a Palermo, due anni dopo la prima, e che ha visto l’incontro di voci autorevoli provenienti da 29 Paesi.“L’Italia e il Mediterraneo sono centrali in questa missione – prosegue l’International Board della MedOr Italian Foundation -. Geografia e storia fanno dell’Italia un punto d’incontro naturale tra Occidente e Sud. Questo è anche il significato più profondo di un programma a lungo termine che, a partire da ora, ci porterà al 2027 e alla commemorazione del 1400° anniversario dell’arrivo degli arabi in Sicilia. La nostra visione è fondata sull’azione. Attraverso iniziative di formazione, la Virtual Academy e unnuovo piano educativo per l’Africa, MedOr investe nell’istruzione superiore e nelle competenze in tutto il Mediterraneo allargato. In questo modo, stiamo costruendo forme concrete di collaborazione a livello locale, settore per settore, dall’agricoltura alla sicurezza informatica”.“Come ulteriore passo, stiamo creando piattaforme di dialogo bilaterale in tutto il Mediterraneo, aprendo un ufficio in Africa e, nel prossimo futuro, espandendoci al Consiglio di cooperazione del Golfo e all’America Latina. Questa scelta di guardare al Sud America riflette il nostro più ampio impegno nei confronti del Sud e fa parte di un investimento a lungo termine in partnershipregioni reciprocamente vantaggiose”, conclude l’International Board.Dopo la riunione di mercoledì, sempre nel capoluogo siciliano MedOr ha organizzato la conferenza internazionale “Palermo, crocevia del Mediterraneo”, conclusa oggi da Marco Minniti. Secondo il presidente della Fondazione, per evitare un clamoroso autogol, l’Occidente “deve comprendere che la partita del rapporto con il Sud del mondo non può essere lasciata alla Cina e alla Russia: significherebbe venir meno alla propria funzione. L’Italia, tenendo questo rapporto, darebbe una mano molto importante all’Europa”.Per Minniti “l’Unione Europea, nel momento in cui guarda preoccupata a quello che avviene in Ucraina, deve comprendere che c’è un filo rosso che lega quella guerra al Mediterraneo: in questo mondo tutto è profondamente interconnesso, quello che avviene a Nord ha un riflesso indiretto a Sud e viceversa”.“Per Palermo è naturale fare da ponte tra le due sponde del Mediterraneo – ha sottolineato l’ex ministro dell’Interno -: è questa la missione storico-politica dell’Italia, fare da punto di congiunzione tra Occidente e Sud del mondo. In questo momento c’è bisogno di questa congiunzione, perchè con una guerra nel cuore dell’Europa e un’altra nel cuore del Mediterraneo c’è bisogno di comprendere che sta finendo un ordine mondiale e ne va costruito uno nuovo. Senza il Sud questo non è possibile: nel suo essere punto di congiunzione la Sicilia ha un’opportunità politica, economica e relazionale, ritorna il ruolo storico dell’isola”.Nell’ultimo dei tre giorni di attività e incontri promossi dalla fondazione MedOr a Palermo, il tema centrale è stato quello del patrimonio culturale, con la partecipazione del ministro Alessandro Giuli.“MedOr ha ispirato una parte culturale del piano Mattei – ha sottolineato Giuli -. E’ un riferimento fondamentale per quanto riguarda formazione, ricerca e studio, non solo per dipanare condizioni angoscianti come le guerre, ma anche in termini di diplomazia culturale. Le relazioni multilaterali con i Paesi del Mediterraneo allargato sono alla base di quella che ci piace chiamare Eurafrica. Grazie a eventi come questo il mio ministero sarà in grado di cooperare per incentivare i rapporti con le istituzioni degli altri paesi. Il Maxxi Med è nato proprio per costruire ponti, un aspetto fondamentale della cultura mediterranea: dobbiamo essere pontefici di un rapporto che esiste da millenni”.Tra coloro che si sono soffermati sul ruolo della cultura nel Mediterraneo c’è il sovrintendente del Teatro Massimo Marco Betta: “La nostra funzione è quella di produrre sia spettacoli che riflessioni: il Mediterraneo parla mille lingue diverse e racconta storie diverse, ma tutti i popoli sono uniti attraverso la cultura e l’arte. L’obiettivo di tutti noi, che anche come Teatro Massimo ci siamo dati, è quello di ribadire la centralità della cultura in tutto il Mediterraneo”.Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, individua due Paesi in grado di svolgere un ruolo primario in questa missione: “Italia e Marocco, per il ruolo storico che hanno, possono essere i capifila della promozione culturale in tutto il Mediterraneo: per Cina e Americhe è un mare di transito, mentre per noi l’obiettivo deve essere quello di costruire ponti piuttosto che di alzare muri”.Il rafforzamento della cultura, secondo la segretaria generale dell’associazione Civita Simonetta Giordani, deve partire dai borghi e in particolare dalla “rivitalizzazione di quelli spopolati lungo il territorio nazionale: i borghi possono diventare luoghi di formazione e condivisione delle competenze per dare un futuro alla memoria. L’attualità ci racconta una cultura sotto pressione, ma sempre con un grande potere trasformativo: bisogna costruire una sostenibilità complessiva delle pratiche culturali che passa dalla dimensione economica, solo così potremo proiettare il Mediterraneo in un futuro di innovazione tecnologica”. – Foto xd8/Italpress – (ITALPRESS).

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