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Lavoro giovedì 04 febbraio 2021 ore 11:32

Nel Pistoiese chiuse 909 aziende del terziario

Crisi economica conseguenza della pandemia, il dato allarmante è stato reso noto da Confcommercio. Sono 593 le nuove aperture



PISTOIA — Sono 909 aziende cessate nel terziario nel 2020 nella provincia di Pistoia, il 53% delle cessazioni totali registrate sul territorio.

È questo l’indice più allarmante che emerge dall’analisi di Confcommercio sui dati Movimprese di fine anno che mettono in ombra le 593 nuove aperture nei settori del commercio, del turismo e dei servizi.

A soffrire di più, come prevedibile, le attività dei servizi di ristorazione che perdono 124 aziende contro solo 39 nuove aperture. E non va meglio ai negozi del commercio al dettaglio con 232 chiusure e 121 nuove iscrizioni in Camera di Commercio.

Ciò si traduce in migliaia di posti di lavoro persi e altrettanti in pericolo nei prossimi mesi.

“È una fotografia purtroppo annunciata quella che si legge guardando i dati di bilancio del 2020 per i nostri settori – ha affermato Confcommercio nella sua nota - Le conseguenze della pandemia sono ogni giorno più tangibili sul nostro tessuto economico e sociale, soprattutto per quelle attività del terziario che più di altre sono state colpite da chiusure obbligate, limitazioni orarie, norme stringenti anti-contagio. Pensiamo ai bar, ai locali, ai ristoranti ma anche all’intera filiera degli eventi, a quella della moda, del turismo, ai professionisti. Non ci facciamo illusioni, il 2021 sarà un anno in salita: la ricaduta dell’emergenza accompagnata dall’insufficienza di sostegni per le imprese continuerà a farsi sentire in modo ancora più chiaro. Non possiamo permetterci ulteriori perdite che provocherebbero ferite indelebili al nostro territorio. Servono azioni rapide per mettere in campo aiuti concreti che seguono progettualità orientate a mettere in sicurezza il mondo imprenditoriale. Per questo chiediamo responsabilità alle Istituzioni, a ogni loro livello: basta misure assistenziali, basta burocrazia, basta tempistiche che non tengono conto dei ritmi del fare impresa. Le pmi del terziario costituiscono il 54% del totale delle attività economiche attive in provincia, necessitano attenzione".

"Chiediamo quindi indennizzi reali per le imprese - hanno concluso - non come i cosiddetti ristori che non sono riusciti a sopperire se non in minima parte alle perdite subite, ma anche contributi a fondo perduto, sgravi sulla tassazione e sui costi fissi. Adesso è necessario che le Istituzioni facciano la propria parte per salvare uno dei nostri patrimoni più preziosi e caratterizzanti: le imprese”.


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