Attualità

Anche a Cernobyl c'è poesia

Un fisico e un'umanista presentano una conferenza poetico-scientifica a 30 anni dal disastro nucleare nella città ucraina

L’esplosione del reattore 4 della Centrale Nucleare V.I. Lenin di Cernobyl, avvenne la notte del 26 aprile 1986 alle ore 01, 23 minuti e 45 secondi. 0,1,2,3,4,5... Una precisa, nonché inquietante, sequenza numerica.

Il Comune di Monsummano e l'associazione Paka organizzano, nell'ambito della mostra fotografica “1986-2016. Cernobyl stazione dimenticata”, la conferenza "C'era una volta Cernobyl" al Museo di arte contemporanea e del Novecento a villa Renatico Martini stasera alle 21.15

Cristina Betti, laureata in filologia moderna all'università di Firenze, membro del consiglio direttivo dell'associazione Paka, e Lorenzo Pacini laureato in fisica Sub-nucleare all'università di Firenze e dottorando, presentano non un semplice resoconto storico-scientifico di ciò che avvenne in quei giorni e nei successivi, ma una conferenza “poetico-scientifica”.

"C'è un elemento comune alla poesia e alla scienza, e questo elemento, mai trascurabile, è l'uomo - spiegano i due relatori -  Per quanto una riflessione sull'aspetto storico e sulla problematica scientifica di questo orribile evento sia inevitabile, può venire naturale il pensiero di tralasciare, durante una discussione sulla Centrale Nucleare, l'aspetto umano della questione. Ma è l'uomo che lancia se stesso nel progresso, l'uomo che rincorre gli altissimi ideali della scienza, l'uomo che a volte tralascia le questioni etiche e che provoca danni al resto dell'umanità, nonché a tutto ciò che ha costruito e prodotto da un punto di vista culturale. Innato è l'istinto umano che porta alla ricerca, alla scoperta, al desiderio di sapere. L'uomo ha in sé le armi per creare e per distruggere e sempre deve rispondere delle sue azioni".