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Cronaca giovedì 15 ottobre 2015 ore 15:38

La banda dello spaccio fuori da scuola

Sei fermati nell'operazione della polizia che ha portato alla luce un fiorente commercio di eroina tra Montecatini e Pistoia



MONTECATINI TERME — L'aspetto che più inquieta è che alcuni dei accertati dei sei spacciatori fermati fossero minorenni e che alcune cessioni di droga siano state effettuate anche fuori dalle scuole

La misura cautelare del fermo, emessa dal giudice per le indagini preliminari, è stata eseguite dalla polizia nei confronti di sei persone, tutte di origine nordafricana: si tratta di quattro nigeriani, un ghanese e un sudanese. Le indagini, iniziate a gennaio 2015, hanno dimostrato che i sei uomini avevano il totale controllo del territorio e del mercato dello spaccio.

Gli arresti costituiscono un nuovo capitolo dell'operazione Underpass, che già aveva portato all'arresto di sette persone e al sequestro di un chilo di eroina confezionata in involucri ovali, trovati insieme a 62.225 euro nella casa di una donna di origine nigeriana a Montecatini.

I servizi di controllo nelle zone segnalate come centrali dello spaccio, hanno permesso di effettuare altri sequestri di droga. Le strade monitorate a Montecatini l'attività si è svolta intorno alle due stazioni, alla rotonda nei pressi del palazzetto dello sport e in via Marruota per Montecatini. A Pistoia sono state, oltre al sottopasso ferroviario tra via Calamandrei e via Gorizia, il parcheggio ex mercato ortofrutticolo, viale Pacinotti, via Pertini, via dei Buti.  Alla fine sono state sequestrate 11 dosi di eroina già confezionate e termosaldate.

La tecnica, ripresa anche dalle telecamere utilizzare, era rodata. Lo spacciatore portava l'eroina confezionata in bocca e, dopo averla ceduta, pretendeva che anche il cliente facesse lo stesso per evitare che qualcuno potesse intuire lo scambio. Queste immagini, insieme alle telefonate intercettate sulle utenze telefoniche acquisite dalla polizia, hanno permesso di avere le prove dell'attività di spaccio.

Un'attività ormai consolidata, a cadenza quotidiana. Da qui la necessità di procedere al fermo, anche perché, secondo gli investigatori, esisteva un serio pericolo di fuga dei sei indagati, quasi tutti irregolari in Italia. 


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